Recentemente è stato pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo e da Oxford Poverty & Human Development Initiative, il rapporto “Smascherare le disparità per etnia, casta e genere” che utilizza l’indice di povertà multidimensionale a livello globale (può essere scaricato daThe 2021 Global Multidimensional Poverty Index (MPI) | Human Development Reports (undp.org)).  Questo rapporto fornisce un quadro completo della povertà multidimensionale acuta per migliorare la nostra conoscenza del fenomeno a livello globale, e per promuovere presso i diversi paesi politiche volte a costruire un futuro più giusto per le persone e le comunità più escluse nel mondo.

L’indice utilizzato copre diverse dimensioni della povertà, e non ha solo un riferimento monetario (come quello usato dalla Banca Mondiale). Si considerano povere le persone svantaggiate in un terzo o più di 10 indicatori relativi a tre dimensioni: salute, istruzione e tenore di vita. L’indice misura la percentuale di persone multidimensionalmente povere in un determinato paese, e l’intensità della povertà multidimensionale (la quota media di privazioni ponderate, o punteggio medio di privazione tra le persone multidimensionalmente povere). Questo indice è molto importante perché consente di entrare più nel merito delle povertà e delle disuguaglianze rispetto ad alcuni diritti fondamentali (accesso alla salute,  ad una nutrizione adeguata, all’istruzione, all’acqua potabile, all’elettricità e ad una abitazione dignitosa) considerando l’età, il genere, l’appartenenza a particolari etnie e caste, all’interno di ogni paese.

I risultati di questo rapporto mostrano la necessità di adottare misure politiche per superare le discriminazioni. Rispetto ai 5,9 miliardi di persone che vivono nei 109 paesi studiati, più di uno su cinque – 1,3 miliardi – vive in povertà multidimensionale. La metà di queste sono bambini. E sebbene i livelli di povertà multidimensionale prepandemica fossero in calo, i paesi più poveri che sono mancati di difese sociali d’emergenza durante la pandemia di COVID-19 hanno sofferto più conseguenze negative.

Le disparità tra gruppi etnici e razziali sono rilevanti in molti paesi. Le popolazioni indigene sono le più povere nella maggior parte dei paesi dell’America Latina presi in esame. La discriminazione di genere è diffusa. Quasi due terzi delle persone multidimensionalmente povere vivono in famiglie in cui nessuna ragazza o donna ha completato almeno sei anni di scolarizzazione.

Come già indicato è impressionante l’incidenza della povertà multidimensionale sui bambini. Circa la metà dei più poveri (644 milioni) sono bambini sotto i 18 anni. Un bambino su tre è multidimensionalmente povero rispetto a un adulto su sei. Mentre circa l’8,2% delle persone multidimensionalmente povere (105 milioni) hanno 60 anni o più.

La pandemia di COVID-19 si è diffusa in tutto il mondo, ma con impatti diversi. Essa ha causato un peggioramento della povertà nei paesi più poveri, in particolare quelli dell’Africa subsahariana. La gravità della crisi in questi paesi è stata sottovalutata perché la limitata mortalità diretta li ha tenuti fuori dai riflettori internazionali. Ma l’alta povertà multidimensionale sembra aver amplificato, in media, gli shock avversi della pandemia in particolare riguardo l’istruzione e l’occupazione, limitando nel contempo l’operatività dei programmi di protezione di emergenza. Nonostante gli sforzi locali e globali, la pandemia e le sue implicazioni socioeconomiche influenzeranno le persone, le economie e le società per anni a venire.

Interessante è l’analisi delle disparità tra le etnie. Ad esempio, le minoranze etniche in Asia orientale e nel Pacifico mostrano livelli più alti di povertà multidimensionale. In Vietnam i valori dell’indice differiscono nettamente tra il gruppo di maggioranza Kinh/Hoa e le minoranze etniche, che rappresentano solo un sesto circa della popolazione ma quasi la metà delle persone che vivono in povertà multidimensionale. Nella Repubblica Democratica Popolare del Laos, il gruppo di maggioranza Lao-Tai è il meno povero, mentre i Mon-Khmer, i gruppi cinese-tibetano e gli hmong-mien hanno tutti valori alti dell’indice di povertà.

Le popolazioni indigene sono le più povere nella maggior parte dei paesi dell’America Latina. In 7 degli 11 paesi dell’America Latina presi in esame, il Belize, la Bolivia, la Colombia, l’Ecuador, il Guatemala, la Guyana e il Paraguay, i gruppi indigeni sono i più poveri.

Allo stesso modo vi sono dei gruppi etnici nell’Africa subsahariana che sono più discriminati. I Wollof e i Sarahule, i due gruppi più poveri in Gambia, hanno all’incirca la stessa percentuale di popolazione per povertà multidimensionale. Ma l’intensità della povertà multidimensionale è più alta tra i Wollof (55,2%) che tra i Sarahule (49,4%).

E’ conosciuta la povertà multidimensionale per casta in India. Le caste e le tribù sono tradizionalmente una aspetto prevalente di stratificazione sociale. In questo paese il gruppo delle tribù più escluse rappresenta il 9,4% della popolazione ed è il più povero: più della metà – 65 milioni di persone su 129 milioni – vive in povertà multidimensionale. Essi rappresentano circa un sesto di tutte le persone che vivono in povertà in India. E hanno la più alta incidenza (50,6%) e intensità (45,9%).

Infine la discriminazione di genere. Tra gli 1,3 miliardi di persone multidimensionalmente povere, quasi due terzi – 836 milioni – vivono in famiglie in cui nessun membro femminile ha completato almeno sei anni di scolarizzazione. Questa esclusione delle donne dall’istruzione ha un impatto di vasta portata sulle società di tutto il mondo. Questi 836 milioni di persone vivono principalmente nell’Africa subsahariana (363 milioni) e nell’Asia meridionale (350 milioni).

L’incidenza della povertà multidimensionale è inoltre positivamente correlata al tasso di violenza del partner verso donne e ragazze. Le donne e le ragazze che vivono in famiglie multidimensionalmente povere sono a più alto rischio di violenza perché spesso affrontano condizioni di vita insicure e hanno meno indipendenza finanziaria e potere contrattuale all’interno della famiglia. In alcuni paesi, percorrere lunghe distanze per andare a prendere acqua e cibo o per andare a scuola o al lavoro, mette le donne a rischio di violenza sessuale e fisica.

In conclusione il rapporto lancia un appello: “Per raggiungere un futuro in cui tutti gli individui vivono vite che apprezzano e hanno ragione di apprezzare, la comunità globale deve risolvere le disuguaglianze strutturali che opprimono e ostacolano il progresso. Un mondo post-COVID-19 può essere un mondo più giusto, ma solo se creiamo politiche che mettono i più vulnerabili al centro della ricostruzione. Questo rapporto si sforza di fare proprio questo.” In particolare risulta evidente come siano necessarie misure non solo indirizzate generalmente a ridurre la povertà, ma azioni rivolte specificamente a sostegno di particolari etnie, dei bambini e delle donne per abbattere le barriere esistenti.

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