Rispetto a pochi anni fa, il tema del cambiamento climatico connesso a quello della povertà e delle disuguaglianze è oramai diventato notizia quotidiana. Segno che la cosa è sempre più urgente. Nei media non passa giorno che non si diano informazioni di catastrofi e processi di degrado dell’ambiente che si accompagnano a minacce per la vita di numerose comunità vulnerabili. Dallo scioglimento dell’Antartide agli incendi in Amazzonia. Ma forse ancora poco si approfondisce il discorso sull’urgenza di modificare i nostri stili di vita (andando oltre il plastic free ora di moda) e sulla trasformazione dei modelli di produzione e consumo, impostando una economia della sobrietà e responsabilità verso le future generazioni e le comunità più vulnerabili.

Subito il pensiero va ai recenti incendi in Amazzonia. Ma il grido dell’Amazzonia si deve estendere in Africa, ad esempio nel bacino del Congo, e in Asia, in particolare in Indonesia, fino alla Siberia e ai paesi del nord Europa e del Canada, dove negli ultimi mesi le ondate di caldo provocate dal cambiamento climatico hanno moltiplicato i fuochi. Stiamo letteralmente bruciando la nostra casa comune. Con la deforestazione il suolo si degrada erodendo le risorse per la vita del pianeta.

Recentemente il comitato internazionale degli scienziati sul cambiamento climatico (Ipcc) ha pubblicato un rapporto sul degrado del suolo (https://www.ipcc.ch/report/srccl/) che dimostra come la deforestazione sia una importante causa di emissione di gas serra e come, d’altro lato, la difesa e restaurazione del patrimonio forestale e della sua biodiversità sia una soluzione fondamentale per mitigare il cambiamento climatico, senza però minacciare la sicurezza alimentare e la vita delle comunità indigene. Molte volte infatti le prime vittime sono le comunità locali che hanno un ruolo insostituibile per la vita di questi ecosistemi. Difendere la biodiversità significa difendere le comunità indigene.

Ancora una volta si eleva il grido della terra e dei poveri. Su questi temi l’insegnamento della enciclica Laudato Sì rappresenta un constante punto di riferimento per la riflessione e il cambiamento. Con l’enciclica si è ancora più rafforzato l’impegno della Chiesa per l‘ecologia integrale, che promuove la giornata e il mese della custodia del creato. Si è arrivati quest’anno alla 14° edizione dedicata al tema della biodiversità.

“Quante sono le tue opere, Signore” (Sal. 104, 24) Coltivare la biodiversità. Questo tema “risuona con particolare forza nel documento preparatorio per il Sinodo che nell’ottobre del 2019 sarà dedicato all’Amazzonia, una regione che è “un polmone del pianeta e uno dei luoghi in cui si trova la maggior diversità nel mondo” (“Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’Ecologia Integrale”, n.9). La Giornata per la Custodia del Creato è allora quest’anno per la Chiesa italiana un’occasione per conoscere e comprendere quella realtà fragile e preziosa della biodiversità, di cui anche la nostra terra è così ricca. Proprio il territorio italiano, infatti, è caratterizzato da una varietà di organismi e di specie viventi acquatici e terrestri, a disegnare ecosistemi che si estendono dagli splendidi boschi delle Alpi – le montagne più alte d’Europa – fino al calore del Mediterraneo.”

A tal proposito il messaggio dei vescovi propone di adottare uno sguardo contemplativo per far crescere in noi la consapevolezza della potenza creatrice di Dio e dell’ampiezza della Sua misericordia. Tale consapevolezza ci porta ad uno sguardo preoccupato per le innumerevoli minacce alla biodiversità a causa di forme di sviluppo che non riconoscono il suo valore.  Valore che rappresenta il bene comune fondamentale per il benessere della famiglia umana. Per questo è necessario coltivare e custodire la biodiversità. Occorre una conversione ecologica assumendo modelli di produzione che non degradano ed estinguono la capacità riproduttiva di suolo, acqua, flora e fauna, opponendosi a pratiche distruttive come le monoculture e la deforestazione, e a fenomeni come quello del land grabbing. Valorizzare la biodiversità significa creare nuova occupazione sostenibile, salvaguardare il patrimonio e la bellezza della natura, appoggiare le comunità indigene nel loro diritto alla vita.

“É allora forse il momento che ogni comunità si impegni in una puntuale opera di discernimento e di riflessione, facendosi guidare da alcune domande: Qual è la “nostra Amazzonia”? Qual è la realtà più preziosa – da un punto di vista ambientale e culturale – che è presente nei nostri territori e che oggi appare maggiormente minacciata? Come possiamo contribuire alla sua tutela? Occorre conoscere il patrimonio dei nostri territori, riconoscerne il valore, promuoverne la custodia.” Il messaggio dei vescovi ci chiama quindi a operare concretamente per la custodia del creato.

Le occasioni per nutrire il nostro impegno continuo per un cambiamento profondo degli stili di vita e delle strutture di peccato si stanno susseguendo giorno per giorno. Segno che le persone e le comunità di buona volontà ci sono e sono un seme di speranza per il futuro.

La giornata nazionale per la custodia del creato è una occasione di discernimento, per cambiare a partire da noi stessi e dai nostri territori. Sono numerose le parrocchie e le diocesi che si stanno mobilitando, si vedano ad esempio le iniziative indicate nel sito della rete interdiocesana Nuovi stili di vita: https://reteinterdiocesana.wordpress.com/.

Contemporaneamente i giovani stanno preparando nuove manifestazioni per chiedere un cambiamento del sistema di sfruttamento della terra e delle persone. Si tratta del movimento Fridaysforfuture, quello lanciato da Greta, che sta organizzando una settimana di mobilitazione internazionale per il clima dal 20 al 27 settembre con il terzo sciopero globale il 27. In numerose città dell’Italia e di molti altri paesi centinaia di migliaia di giovani scenderanno in piazza e per le strade per lottare quotidianamente per la difesa dell’ambiente. Mentre nel palazzo delle Nazioni Unite a New York si terranno il summit per il clima e il summit per gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli Stati dovranno sentire la voce dei giovani e accelerare l’adozione di politiche di sostenibilità.

Infine, in ottobre, verrà aperta la “Tienda comun” presso i locali della Chiesa di Santa Maria in Transpontina lungo via della Conciliazione in Roma, per portare il Sinodo dell’Amazzonia “fuori le mura” del Vaticano. Decine di eventi, mostre fotografiche, film e documentari mostreranno problemi e soluzioni per l’Amazzonia e in generale per le foreste tropicali. Al centro degli eventi vi sarà una delegazione di circa 50 leaders di comunità indigene.

La speranza sta crescendo per un mondo e un futuro più bello; al solito, dipende anche da noi. Nessuno si senta escluso.

Categorie: Focsiv