Stiamo vivendo un momento cruciale della vita del nostro Paese. Ancora alle prese con la persistenza di un’emergenza sanitaria che ha colpito duramente il tessuto sociale ed economico. Ma anche con grandi esempi di risposta e resilienza, da parte di tanti attori, pubblici e privati. E con comunità capaci di farsi carico delle situazioni di marginalità e vulnerabilità affiorate nel corso della pandemia.

Tale capacità si è andata a incrociare con le risposte istituzionali offerte a livello nazionale ed europeo, dando luogo ad una serie di triangolazioni positive, che hanno evidenziato una grande capacità di lavorare in rete, assumendo responsabilità diverse ma condivise.

Caritas Italiana, in occasione della giornata internazionale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale, pubblica il Rapporto “Oltre l’ostacolo” in cui emergono alcuni punti:

  1. Le statistiche ufficiali sulla povertà, fornite da Istat e vari organismi internazionali dimostrano come in questo tempo ci sia allontanati rispetto a molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. In particolare rispetto al contrasto alla povertà (goal 1), solo in Italia si contano oltre 1milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia. E di questi 1milione 337mila sono bambini e ragazzi under 18. La povertà minorile non può lasciarci indifferenti, costituisce infatti la forma più iniqua di disuguaglianza. La crisi sanitaria ha inoltre fortemente acuito le disuguaglianze, tra e all’interno dei Paesi, vanificando molti dei risultati raggiunti negli ultimi anni (goal 10).
  2. I dati di fonte Caritas, che offrono uno spaccato sui volti di povertà che si sono affacciati alla Caritas in tempo di Pandemia. Nel 2020, la rete Caritas in Italia, con i suoi 93mila volontari, ha complessivamente sostenuto 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi promossi o gestiti dallo stesso circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. Il 44% ha fatto riferimento alla rete Caritas per la prima volta. Ma la crisi socio-sanitaria ha acuito anche le povertà pre-esistenti: cresce anche la quota di poveri cronici, in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente). Da segnalare che oltre la metà delle persone che si sono rivolte alla Caritas (il 57,1%) aveva al massimo la licenza di scuola media inferiore. Siamo quindi di fronte a delle situazioni in cui appare evidente una forte vulnerabilità culturale e sociale, che impedisce sul nascere la possibilità di fare il salto necessario per superare l’ostacolo. Per i primi mesi del 2021 si intravedono dei segnali di speranza in linea con la ripresa economica del nostro Paese; la quota di nuove povertà torna ai livelli del 2019 (36%), anche se si tratta ancora di dati provvisori ed è quindi necessaria una certa cautela.
  3. Usura e sovra-indebitamento. Già prima della pandemia almeno due milioni di famiglie sopportavano debiti non rifondibili a condizioni ordinarie. La vulnerabilità all’indebitamento patologico e all’usura si proietta sullo sfondo della recessione economica e della povertà assoluta, che hanno conosciuto un netto incremento a causa della pandemia. Basti pensare che nelle province dichiarate “zona rossa” per tempi più prolungati, il reddito si è ridotto di oltre il 50 per cento per un nucleo familiare ogni 20, mentre solo un piccolo gruppo di privilegiati (2,6%) ha visto aumentare il proprio reddito. Ancora una volta acuendo le diseguaglianze nel Paese.
  4. Lo scenario economico-finanziario. La pandemia da Covid-19, che ha colpito il pianeta a partire dai primi mesi del 2020, ha avuto conseguenze nefaste sul piano umano, sociale ed economico. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato per il 2020 un calo del Prodotto mondiale del 3,3%, la più forte diminuzione dalla seconda guerra mondiale. Il commercio mondiale, causa le restrizioni alla circolazione e mobilità di merci e persone, si è ridotto dell’8,9%. La crisi pandemica ha colpito pesantemente il mercato del lavoro: le ore lavorate hanno toccato il livello più basso degli ultimi 40 anni scendendo dell’11%; varie misure, tra cui l’estensione della Cassa Integrazione Guadagni anche ai settori e alle imprese che non ne usufruivano, hanno contribuito a mantenere 900.000 occupati in forza alle imprese. Ma anche in questo contesto difficile si intravvedono alcuni segnali di speranza: gli ultimi dati Istat relativi al secondo trimestre 2021 certificano la ripresa del mercato del lavoro: aumentano gli occupati (+ 2,3% sul secondo trimestre 2020), ma anche i disoccupati (+27%). Dopo cinque trimestri consecutivi di crescita il numero degli inattivi si riduce scendendo a 13.494 mila nella fascia dai 15 ai 64 anni.
  5. Le politiche di contrasto alla povertà. Il rapporto Caritas si concentra in particolare sul reddito di cittadinanza (RdC), la misura di reddito minimo di cui il nostro paese si è dotato da più di due anni. Uno sforzo economico ingente – più di otto miliardi – a cui accedono milioni di persone in stato di bisogno, fra cui anche coloro che supportiamo nei nostri centri di ascolto e servizi Caritas in tutta Italia. Un punto di partenza, ma non possiamo fermarci: vi sono poveri che non ricevono la misura perché stranieri che non risiedono da 10 anni o perché in possesso di un po’ di risparmi, famiglie numerose e con minori che vengono sfavorite rispetto ai nuclei di single, poveri del Nord che non ricevono un contributo proporzionale al costo della vita. Siamo poi ancora in una fase di rodaggio per quanto riguarda i percorsi di inclusione sociale e di inserimento lavorativo, che hanno coinvolto molto poco anche i nostri beneficiari Caritas. Caritas propone pertanto un’agenda per il riordino della misura che per prima cosa parta dai poveri: deve essere questo il nostro punto di riferimento. Intercettare bene la povertà assoluta. La nostra agenda prevede un pacchetto complessivo di interventi con un mix di ampliamento e riduzione dei criteri di accesso e che ponga attenzione al processo di miglioramento/rafforzamento di servizi e azioni per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale che con la pandemia hanno subito una battuta di arresto. La misura si compone di due tronconi che vanno entrambi fatti procedere in parallelo. Ma dobbiamo avere chiaro dove vogliamo arrivare: migliorare la vita dei poveri nel nostro paese evitando strumentalizzazioni politiche e contrapposizioni sterili sulla pelle dei più indifesi.

Se dunque osserviamo povertà e diseguaglianze crescenti, anche in Italia, non mancano segnali di speranza. L’orizzonte resta quello dello sviluppo umano integrale, per “tutti gli uomini e per tutto l’uomo”, sul solco segnato dal magistero di Papa Francesco.