«La tragedia della Marmolada ci lascia sgomenti e addolorati per la perdita di vite umane. Solidarietà alle famiglie delle vittime. Ancora una volta un campanello d’allarme, che ci ricorda che la sostenibilità è un’urgenza assoluta. Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e miete sempre più vittime. Ogni anno muoio 7 milioni di persone solo per l’inquinamento dell’aria e l’OMS ci informa che si prevedono incrementi di 250mila vittime ogni anno. Occorre un nuovo patto globale per il clima che sia vincolante per tutti e che metta al primo posto la vita e la felicità umana»

Con queste parole il presidente di Earth Day Italia Pierluigi Sassi ha commentato per l’ADN Kronos quanto occorso lo scorso 3 luglio quando un serracco si è staccato dal ghiacciaio della Marmolada travolgendo gli escursionisti a valle, causando 11 vittime.

La tragedia della Marmolada scalda i cuori dell’opinione pubblica e scuote le coscienze delle istituzioni che oggi si impegnano a lavorare perché una simile sciagura non abbia a ripetersi. Sebbene l’evento in sé (il distacco di un serracco) sia per sua natura difficilmente prevedibile, tuttavia non si può ignorare come esistano delle condizioni che lo rendano più probabile.

Quello che è accaduto sulle Dolomiti non è infatti che l’ultimo dei tanti episodi causati dai cambiamenti climatici che stanno destabilizzando anche la conformazione delle grandi catene montuose e dei ghiacciai a livello globale.

La formazione di serracchi, e la conseguente possibilità che questi possano prima o poi staccarsi, è un fenomeno naturale piuttosto diffuso, così come la formazione di valanghe o slavine, specie in alta quota. Ciò che è meno “naturale” è una temperatura in vetta di 10° contro una media stagionale di 7°, nel caso della Marmolada.

Fa impressione vedere le mappe interattive che in questi giorni gli organi di informazione stanno proponendo e che mostrano quanto nel giro di poche decine di anni il perimetro del ghiacciaio si sia ridotto, indicatore di uno scenario ben più preoccupante che racconta, come segnala il WWF analizzando il Catasto dei ghiacciai italiani, di una riduzione complessiva della superficie dei ghiacciai nostrani dai 609 km2 del 1989 agli attuali 368 km2.

Parliamo del 40% in meno negli ultimi 30 anni, una tendenza inesorabile che, con la media delle temperature di questa ultima decade, potrebbe portare nei prossimi 20/30 anni alla sparizione dei ghiacciai sotto la quota dei 3.500 metri.

Dalla tragedia della Marmolada alla siccità che ha portato il Po a livelli mai visti prima, agli incendi che favoriti dal clima torrido hanno devastato negli ultimi giorni diverse aree verdi della capitale. In meno di un mese tre eventi, profondamente diversi tra loro, ma tutti diretta conseguenza del cambiamento climatico, hanno colpito un territorio relativamente piccolo e dal clima temperato, o almeno così dovrebbe essere, come l’Italia.

Piccoli grandi segnali di un quadro che a livello globale desta sempre più preoccupazione come ha evidenziato il rapporto sullo “Stato del Clima Globale 2021” recentemente diffuso dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale che riporta come nel 2021 diversi degli indicatori chiave per descrivere il cambiamento climatico abbiano raggiunto livelli record.

I sette anni dal 2015 al 2021 sono stati i più caldi di sempre, con una temperatura media annuale globale che nel 2021 è stata di circa 1,11 ° al di sopra della media del periodo preindustriale 1850-1900

La concentrazione di gas serra nell’atmosfera già nel 2020 aveva raggiunto il nuovo massimo globale con la CO2 che ha toccato il tetto delle 413,2 parti per milione (+ 149% rispetto al livello preindustriale) e i dati provenienti da località specifiche mostrano come questo valore stia continuando ad aumentare: nella stazione di Mona Loa nelle Hawaii la CO2 ha raggiunto 416,45 ppm nell’aprile 2020, 419,05 ppm nell’aprile 2021 e 420,23 ppm nell’aprile 2022.

Venendo ai mari, oggi il livello medio a livello globale è 10 cm più alto rispetto al 1993. Un aumento costante e progressivo che ha toccato un nuovo record nel 2021, dopo un aumento medio di 4,5 mm l’anno nel periodo che va dal 2013 al 2021, tasso peraltro più che raddoppiato rispetto al periodo tra il 1993 e il 2002.

Anche il calore e l’acidità degli oceani sono ai livelli massimi. I tassi di riscaldamento mostrano un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni con il calore che sta penetrando a livelli sempre più profondi.

Inoltre il pH registrato sulla superficie dell’oceano è oggi il più basso degli ultimi 26.000 anni e questo, oltre a minacciare organismi e servizi ecosistemici, riduce anche la capacità di assorbimento di CO2 che oggi si attesta sulla misura del 23% delle emissioni globali.

Sono tutti elementi che raccontano come le attività umane stiano cambiando il clima a livello planetario con conseguenze che nel medio-lungo periodo possono essere molto più devastanti di quanto possa far immaginare una tragedia come quella della Marmolada che deve necessariamente riportare l’attenzione di tutti noi “stolti” sulla “luna” del cambiamento climatico e non sulle dita dei tanti saggi che ce la indicano da tempo.

Il distacco di questo particolare serracco rimarrà negli annali perché è costato tante vite umane, ma sono tantissimi altri gli eventi che quotidianamente ci ricordano quanto gli scienziati ci dicono da anni e con sempre maggiore insistenza, ossia che i cambiamenti climatici in corso, cambiamenti di cui l’attività umana è la principale responsabile, se non si metteranno in atto serie politiche di contrasto, correranno sempre più rapidamente con conseguenze sempre più impattanti anche sulla nostra quotidianità.