“Dio perdona sempre, noi uomini perdoniamo di tanto in tanto, la natura non perdona più” ricorda Papa Francesco citando un antico detto spagnolo nel suo messaggio per la 51ma Giornata Mondiale della Terra.

Il Santo Padre sottolinea, come ha fatto fin dall’inizio del suo pontificato, come le grandi questioni globali siano profondamente interconnesse.

Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” ricordava nella Laudato Si’.

Nel messaggio di ieri invece il Pontefice lega Covid e Clima, due “catastofi globali” che “dimostrano che non abbiamo più tempo per aspettare”.

Partendo da queste due crisi l’umanità dovrebbe imparare e correggersi per tornare su un sentiero di sostenibilità, un percorso ormai obbligato, l’unico possibile, per seguire il quale Francesco indica due parole d’ordine: collaborazione e innovazione.

“Saremo più resilienti se lavoreremo insieme invece di farlo da soli.”

Collaborare per essere resilienti, capaci di gestire il cambiamento e le nuove crisi che verranno. Già, perché se la crisi è globale, la risposta deve essere altrettanto corale. La presidenza Biden, l’impegno europeo e lo stesso magistero di Bergoglio possono costituire i pilastri di questa rinnovata coralità.

 

Ed è proprio all’unità, all’essere un solo popolo in un solo pianeta che ha guardato #OnePeopleOnePlanet, la maratona organizzata per la 51ma Giornata Mondiale della Terra da Earth Day Italia.

“Costruire ponti” rimane uno degli obiettivi fondanti delle celebrazioni italiane dell’Earth Day, ponti tra culture, religioni, componenti sociali, generazioni.

Un’edizione quella del 2021 che ha visto grandi protagonisti i giovani con le loro storie, le loro rivendicazioni e le loro domande cui durante la maratona hanno risposto i ministri Giovannini e Cingolani. Un modo per restituire centralità a una generazione troppo spesso ignorata dai leader politici ed economici, dall’altra chiamata ad essere protagonisti del cambiamento.

E di cambiamento parla anche Bergoglio secondo cui il momento storico che stiamo vivendo deve darci lo slancio per intraprendere nuove strade.

L’avversità che stiamo vivendo con la pandemia, e che avvertiamo già nel cambiamento climatico, ci deve spronare, ci deve spingere all’innovazione, all’invenzione, a cercare cammini nuovi.”

Innovazione. Certo non solo in senso tecnico, anche culturale, ma è chiaro che, oggi più che mai, la scienza e la tecnologia svolgeranno un ruolo decisivo nella transizione ecologica che tutto il mondo, a partire dalle economie più forti, è chiamato a fare.

Abbiamo i mezzi. È il momento di agire, siamo al limite.” Ricorda Francesco appellandosi ai i leader del mondo affinché agiscano con coraggio.

Qualche risposta è già arrivata. Quasi contemporaneamente, Biden nel suo discorso al “Leaders Summit on Climate” prometteva entro il 2030 di ridurre le emissioni degli Stati Uniti del 50-52% rispetto ai livelli del 2005.

Un impegno molto più ambizioso di quello preso da Obama, grande regista degli accordi di Parigi del 2015, cui hanno fatto seguito quelli di Corea del Sud, Canada e Giappone, senza considerare l’UE che per bocca di Ursula von der Leyen ha confermato il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030.

Venendo a noi, il Presidente del Consiglio Draghi vede nella ripresa dalla pandemia una “occasione unica per creare un’economia verde” mentre il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, intervistato all’interno della maratona Earth Day, ha garantito che l’Italia manterrà le promesse di Parigi, pur riconoscendo come il sistema economico abbia percepito in ritardo l’urgenza della transizione.

Segnali positivi già tante volte disattesi, ma che stavolta fa piacere interpretare come indicatori di una reale presa di coscienza della situazione e di un sincero desiderio di cambiare un modello di sviluppo che si è rivelato insostenibile sia in termini ambientali che sociali.

Collaborazione e resilienza, coraggio e innovazione sono allora le parole d’ordine per uscire da una crisi che ha messo in ginocchio il mondo e dalla quale il mondo uscirà profondamente cambiato.

Sarà il segno di questo cambiamento a determinare il futuro delle giovani generazioni perché, come ricorda ancora Bergoglio…

Da una crisi non si esce uguali, usciamo migliori o peggiori. Questa è la sfida, e se non usciamo migliori percorriamo un cammino di autodistruzione.”