La Quaresima è il tempo che precede e dispone alla celebrazione della Pasqua. È un periodo di attraversamento del deserto, di quel luogo in cui Gesù è stato “spinto” dallo Spirito (Mc. 1,12-13).
Il deserto è spazio di isolamento, di resistenza alle avversità e in cui emergono le fragilità. Si tratta, però, anche di un luogo in cui sperimentare un percorso per rinnovare la vita, facendo posto a ciò che è essenziale.
La Lettera agli Ebrei ci svela che “Gesù stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, senza cadere in peccato” (Eb. 4,15). Nell’attraversare il proprio deserto, Gesù alle tentazioni egoistiche del divisore oppone essenzialmente il legame con il Padre: alla separazione propone la relazione. Le tentazioni, infatti, sono illusioni che ci impediscono di riconoscere la presenza degli altri e di Dio, fonte di ogni dono.
Le seduzioni che Gesù affrontò nel deserto sono anche le nostre: il potere, la ricchezza e l’onnipotenza. Pensiamo alla prima tentazione che fu quella di tramutare i sassi in pane. La trasformazione è un sogno di onnipotenza: così «l’uomo affamato è tentato di non riconoscere più gli altri, di non pensare alla condivisione, alla solidarietà, alla comunione. Esistere per se stessi: questa è la tentazione radicale che porta a ignorare gli altri e a non riconoscere più il dono di Dio»[1]. Le tentazioni del deserto fanno leva sugli egoismi che, nelle difficoltà che stiamo vivendo e nell’isolamento che dobbiamo osservare, amplificano la loro capacità attrattiva: proprio perché soli, infatti, si acuisce in noi la necessità di aggrapparsi a certezze che assomigliano a punti fermi nel vuoto che sperimentiamo.
L’inizio della Quaresima ci può aiutare, con le dovute differenze e senza voler deformare il senso del racconto evangelico, a comprendere il tempo che stiamo vivendo. È passato un anno dall’inizio della diffusione della pandemia che, in Italia, è conciso con il tempo quaresimale 2020. Lo scorso anno abbiamo celebrato la Pasqua, ma umanamente ancora ci sentiamo immersi in un tempo quaresimale, di attraversamento di una prova e nella speranza di poterci lasciare le difficoltà alle spalle.
Abbiamo vissuto un anno di quarantena durante il quale abbiamo sperimentato una vicinanza sempre più virtuale che solleva, ma che ci impedisce di vivere pienamente le relazioni. Un tempo in cui, nel deserto delle strade e dei rapporti, abbiamo visto acuirsi problemi sociali preesistenti e il diffondersi di nuove povertà. Come in questo sito non si è mancato di sottolineare, la forbice delle diseguaglianze si è allargata e purtroppo numerosi studi già ci dicono che il post-pandemia sarà per molti un periodo di difficoltà: serviranno interventi a lungo termine per uscire da questo momento e l’impegno di tutti i leader che hanno responsabilità sociali, economiche e politiche.
Tocca anche a noi tuttavia preparare la strada della speranza. Nel tempo quaresimale che viviamo è necessario tenere nella mente e nel cuore le risposte di Gesù: il richiamo alla relazione, al noi, davanti alla tentazione degli egoismi. Nell’attraversare il deserto, dobbiamo rifuggire il “si salvi chi può” e recuperare le forze di un’attenzione per gli altri. Il monito di Papa Francesco di un anno fa, pronunciato in una Piazza San Pietro vuota, ancora risuona: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda»[2]. L’auspicio è che questo nostro tempo quaresimale sia una preparazione per vivere più pienamente con e per gli altri, rinnovando il legame di fratellanza che, pur messo alla prova dall’isolamento, è via per la salvezza.
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[1] E. Bianchi, La lotta contro le tentazioni, 5.3.2017, in https://www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11257-la-lotta-contro-le-tentazioni.
[2] Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, 27.3.2020, in http://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2020/documents/papa-francesco_20200327_omelia-epidemia.html.