All’Arsenale della Pace crediamo che questo momento difficile possa cambiarci la vita ed essere l’inizio di una pace nuova. La storia ci racconta un susseguirsi di guerre, milioni e milioni di morti. Il loro sacrificio ci spinge a scelte di saggezza: vivere la pace come il bene più prezioso per l’umanità, desiderare che entri nella politica, nella società e diventi una priorità per tutti, nessuno escluso.

Operare perché le religioni siano tutte e sempre un forte stimolo per la pace, che tornino a Dio che è amore, giustizia e misericordia. L’incontro e il dialogo saranno allora subito fraterni, le incomprensioni e l’odio saranno accantonati, avranno l’autorità morale per dire no ai muri, no alle guerre.

Desiderare che la profezia di Isaia si realizzi: le armi siano tramutate in strumenti di lavoro e non si impari più l’arte della guerra. Condividiamo il pensiero di Giorgio La Pira, convinto che l’obiettivo del disarmo universale si può raggiungere a condizione di passare dalla promozione umana.

Preparare la pace con scelte e con gesti di giustizia: libertà, dignità, cibo, acqua, salute, istruzione, lavoro…

Non restare indifferenti e chiusi in noi stessi, prenderci cura dei più poveri, dei più deboli, dei lontani e dei vicini.

Far diventare la pace la priorità educativa anche nella formazione scolastica a partire dalla scuola dell’infanzia fino all’università, educarci tutti ad essere sempre cittadini responsabili. I giovani possono diventare una grande opportunità per la pace.

È quello che abbiamo visto anche in questi giorni con l’Arsenale invaso di aiuti e da decine di migliaia di persone che si sono messe in gioco per rispondere alla follia della guerra in Ucraina: oltre 300 tonnellate di generi alimentari e medicine, venti TIR inviati al confine.

Per noi è la conferma che il mondo può davvero cambiare, ma solo se la mentalità della pace si farà strada nel cuore di tanti. È la speranza che può nascere di fronte anche alla tragedia più nera, la speranza che di fronte a un problema non ci fa mai dire: “Che pena!”, ma “Cosa posso fare?”.

Solo così il bene resta bene per sempre. La pace cerca pace. 

 

Questi giocattoli sono sul ponte di attraversamento del confine tra l’Ucraina e la Romania. I bambini non riescono a portarsi tutto e l’esercito li lascia lì per gli altri bimbi che arrivano e non hanno nulla. Quando ci siamo passati sopra sono sceso, ma non si poteva. L’esercito mi ha fermato. Gli ho spiegato chi eravamo e che qualcuno deve raccontare che nessun bambino dovrebbe vivere una cosa così. Mi hanno detto: vai, filma quello che vuoi (Marco, Fraternità del Sermig).

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