Un anno e mezzo di guerra, terribile, senza senso, come ogni guerra: il male che ci fa paura, che uccide, che sembra azzerare ogni orizzonte di speranza. Ma è davvero così? Dobbiamo rassegnarci alla logica della guerra che sembra vincere, alla corsa agli armamenti, alla povertà di tanti che tocchiamo con mano? Certo che no. Ma non basta dirlo a parole. Con Dio l’impossibile non esiste, a patto però che ognuno di noi scelga con l’intelligenza e con la vita di cambiare, di essere il mondo nuovo che desidera.

Ha senso ricordarcelo soprattutto in questo tempo, tra i più difficili della storia recente, segnato da una incertezza profonda: la guerra, il terremoto, ma anche fragilità più nascoste, le incognite del post pandemia, ferite psicologiche che non sempre trovano ascolto, la ricerca di senso che pesa soprattutto nel cuore dei giovanissimi. Il nostro è un tempo in cui è oggettivamente più difficile aggrapparsi alla speranza, testimoniarla, difenderla. Ma non abbiamo alternative. 

Dare credito alla speranza non significa inseguire dei fuochi di paglia o cadere nel sentimentalismo. Scegli la speranza quando di fronte a un problema, a una situazione difficile, a una persona che soffre, non dici: “Che pena!”, ma “Cosa posso fare? Come posso mettermi in gioco?”. Scegliere la speranza significa così vivere per fare felici gli altri, significa non far sentire solo nessuno, saper chiedere aiuto. Se siamo credenti, capiremo che possiamo vivere secondo la logica di Dio che bussa costantemente alla nostra porta proprio per dare speranza. Detto questo, tutti possiamo fare questa scelta di fondo. Anche chi non ha fede, chi non crede, può alimentare questa speranza. Come? Attraverso mille e mille gesti di bene, attraverso singole scelte di vita fatte per gli altri. Solo così il bene può farsi spazio.


C’è una frase che mi sta molto a cuore: “Io la vela, Tu il vento”. Solo chi si sente vela prende il largo, accetta di navigare nel mare aperto della disponibilità, dell’impossibile che può essere trasformato. A volte le fatiche e i problemi sono un vento contrario. Ci sono. Inutile negarlo, ma fanno parte del gioco; fanno parte della vita, ma non sono la vita. La nostra vocazione è e rimane la vela e non possiamo accontentarci di altro. La vela è sempre in alto, può essere rovinata, strappata dalle nostre infedeltà, dai nostri problemi, eppure resta vela. Pronta a incontrare il vento di bene che la sospinge, la fede che la alimenta, l’amore che le dà speranza.

Perché l’amore vero spinge sempre, ci fa sempre ricominciare. L’amore vero non vede l’ora che passi un giorno per ricominciarne un altro. Nella stanchezza, nelle delusioni, l’amore resta amore, come la vela resta vela. Il nostro viaggio darà frutti, forse li vedremo. Magari sul momento non sapremo chi ringraziare, ma il miracolo delle nostre scelte, del nostro cambiamento, sarà compiuto. E se non dovessimo vederli, non importa. Altri li raccoglieranno.

A noi sarà bastato dire: “Io la vela, Tu il vento”.

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