Il movimento della finanza etica e sostenibile, in Europa e nel mondo, è ormai abbastanza diffuso da permetterci di dare per acquisito che una finanza diversa da quella mainstream è quanto meno concepibile e non più un ossimoro. Cioè è possibile una finanza che sia anche etica e non cinica, come è nella sua globalità e come è percepita dai più, non senza valide ragioni. La finanza etica, dunque, esiste. Ma, funziona? Questa è la domanda di fondo che ha dato origine alla ricerca annuale di Fondazione Finanza Etica su Finanza Etica in Europa. Il 10 novembre sarà presentata a Milano la sesta edizione del Rapporto (per l’iscrizione all’incontro contattare relazioni.istituzionali@bancaetica.com, 0498771129 – 3403403850; diretta YouTube qui), basata su dati 2022, che sarà gratuitamente scaricabile sul sito www.finanzaetica.info. Anche l’edizione di quest’anno, come tutte le cinque precedenti, conterrà una sezione centrale di confronto fra la performance di un gruppo di 22 banche etiche e sostenibili e le maggiori (“significative”, cioè poste sotto il diretto controllo della BCE) 60 banche convenzionali europee. Senza voler e poter “spoilerare” i dati del 6° Rapporto, i dati contenuti nei precedenti cinque rapporti, relativi ai dati 2012-2021 ci offrono un quadro inequivocabile e costante nel tempo.

Tutti gli indicatori di performance scelti e fondati su dati ufficiali ci dicono che, al netto delle scelte etiche di esclusione di settori e selezione ESG (ambientali, sociali e di governance) di investimenti e impieghi del risparmio, le banche etiche europee funzionano meglio di quelle convenzionali.

È un tema importante perché se la finanza etica fosse una opzione esclusivamente per le sue caratteristiche “etiche”, ma non avesse una sua sostenibilità finanziaria ed economica, allora essa sarebbe destinata a rimanere una opzione di nicchia. Per diventare un’opzione di un pubblico di risparmiatori e investitori più largo tale da costituire una concreta alternativa alla finanza mainstream deve dimostrare di avere performance almeno comparabili con quelle della finanza convenzionale.

E, invece, la finanza etica performa meglio.

Prendiamo, ad esempio, gli indicatori relativi alla reddittività, quelli che toccano direttamente le tasche degli investitori. La redditività del capitale proprio (ROE) delle banche etiche, nel decennio 2012-2021 è stata in media del 5,23% rispetto al 2,21% delle banche convenzionali. Anche la redditività degli attivi (ROA) ha favorito le banche etiche con una media dello 0,46% contro lo 0,25% delle banche convenzionali. La pandemia ha certamente caratterizzato l’ultimo degli anni di riferimento, ma anche in questo caso le banche etiche hanno tenuto meglio, cioè hanno dimostrato di essere maggiormente resilienti alle avversità dei mercati. Infatti, a livello aggregato, gli attivi delle banche etiche europee sono cresciuti del 15,24% nel 2020 rispetto al 2019, contro il +8,6% per l’aggregato “banche europee”.

Perché questa maggiore resilienza e redditività nel decennio di riferimento? Un periodo che comunque è stato caratterizzato dall’onda lunga della crisi globale del 2008-2009, dai suoi effetti che in Europa hanno avuto il loro picco nel 2011-2012; e poi dal primo anno della pandemia, che ha contratto consumi e, dunque, gli impieghi, il credito. La risposta alla domanda si trova in altri indicatori importanti per valutare la performance di istituti bancari.

In primo luogo, le banche etiche hanno continuato a raccogliere denaro soprattutto tramite i

depositi dei clienti (73,29% del totale passivo nel 2020 per le banche etiche, invariato rispetto al 2019) e non attraverso operazioni speculative sui mercati. Le banche europee mantengono la linea degli anni precedenti, solo il 40,96% del passivo è infatti costituito dai depositi (contro il 40,83% del 2019, oltre 30 punti percentuali in meno rispetto alle banche etiche).

Ma cosa ne fanno le banche di questo risparmio? Qui sta la profonda differenza fra banche etiche e banche convenzionali. Infatti le prime destinano ben il 72,98% all’economia reale attraverso soprattutto credito rispetto al settore bancario europeo nel suo complesso, che si ferma al 36,96%. Le grandi banche europee, che sono quelle che condizionano il dato dell’insieme delle banche europee, appaiono concentrate maggiormente su altri tipi di attività (investimenti in titoli, servizi finanziari, partecipazioni in imprese), più orientati all’economia finanziaria. Naturalmente, questo dato – oltre a testimoniare di una “deviazione” delle banche convenzionali dalla missione stessa della banca, spiega anche la maggiore fragilità delle stesse rispetto alla volatilità dei mercati e, dunque, la peggiore performance rispetto agli indicatori suddetti del ROE e del RAE.

Ma questa stessa propensione a finanziare l’economia reale da parte delle banche etiche spiega in parte anche la performance di un altro indicatore fondamentale per valutare lo stato di salute delle banche stesse: il patrimonio netto in percentuale del totale del passivo. Soprattutto nel primo anno del COVID tutte le banche hanno subito una contrazione di questo dato, ma le banche etiche europee hanno tenuto meglio: per queste il rapporto è sceso dal 10,43% del 2019 al 9,25% del 2020; per le banche convenzionali è sceso dal 7,88% al 7,29% nello stesso periodo. Inoltre le banche etiche, nel 2020 hanno registrato un aumento del patrimonio netto totale del 2,26% rispetto al 2019.

Dunque, la finanza etica in Europa ha dato prova di maturità e solidità anche dal punto di vista dell’attività tipica, quella bancaria appunto. E i suoi clienti sono riusciti ad ottenere dalla propria banca un effettivo allineamento fra opzioni valoriali nella destinazione del proprio risparmio e i risultati economico-finanziari degli impieghi.

Il 6° Rapporto sulla finanza etica in Europa, disponibile a chiunque dal 10 novembre, oltre all’aggiornamento su questi dati, offrirà dei focus su alcune questioni fondamentali per la finanza etica.

Ad esempio il rischio di liquidità (dato dal rapporto fra il totale dei prestiti e il totale dei depositi nello stesso periodo). Ma anche sui diversi approcci fra banche etiche e banche convenzionali relativamente ai cambiamenti climatici, nonché in relazione alle guerre e al settore degli armamenti. In questo senso sarà interessante leggere nel nuovo Rapporto come le diverse banche etiche selezionano i propri criteri di esclusione dai settori controversi (armi, fonti fossili, gioco d’azzardo, ecc.).

L’anno 2024 sarà quello delle elezioni per il nuovo Parlamento europeo, uno degli attori fondamentali nel processo normativo e regolativo sotto il quale sempre di più ricade l’attività bancaria e finanziaria europea. Per questo il 6° Rapporto conterrà anche una sezione sulle richieste, sui maggiori punti di attenzione per il prossimo Parlamento europeo da parte del movimento della finanza etica e sostenibile.

Anche questo mostra una maturazione di questo movimento che ha compreso la necessità di interloquire direttamente con le istituzioni politiche per meglio tutelare e indirizzare i risparmi di cittadini e clienti verso obiettivi e valori di giustizia, equità, sostenibilità ambientale e sociale, solidarietà con il pianeta e con la società.