“… con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie”. (LD 2)
Entra subito nel vivo la Laudate Deum. Come di consueto, Papa Francesco non usa troppi giri di parole. L’esortazione pubblicata il 4 di ottobre ha un obiettivo chiaro. Risvegliare le coscienze dopo anni in cui sul fronte climatico si è fatto troppo poco.
Nel 2015 la Laudato si’ contribuì a creare un clima favorevole, prima alla firma dell’Agenda 2030 dell’Onu e poi, soprattutto, alla definizione dell’Accordo di Parigi sul clima. Il mondo sembrava aver compreso di dover cambiare strada, intraprendendo il sentiero dello sviluppo sostenibile.
Abbattimento delle emissioni di CO2, transizione alle fonti energetiche rinnovabili, cooperazione per supportare lo sviluppo sostenibile dei paesi più poveri del pianeta. Si è fatto poco, purtroppo.
L’Accordo di Parigi fatica a trovare reale e decisa applicazione. La diplomazia climatica latita, non riesce a superare gli interessi di questo o quel paese in nome del bene comune. E intanto le emissioni restano ai massimi storici, gli eventi metereologici estremi aumentano, i popoli più fragili continuano a pagare il conto più salato al ristorante del cambiamento climatico.
Le ultime conferenze sul clima hanno prodotto pochi passi in avanti. Il prossimo appuntamento – COP28 – sarà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.
Ed è un appuntamento fondamentale, ci ricorda Francesco: “Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica […] Questa Conferenza può essere un punto di svolta […] altrimenti sarà una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere”. (LD 54)
La Laudate Deum apre una nuova stagione di attivismo climatico. Una stagione che vede i giovani sempre più attivi, consapevoli, portatori “sani” di un diritto superiore: quello al futuro.
Non sono mai nominati nella Laudate Deum, eppure l’esortazione pubblicata dal Papa sembra scritta per loro. È un dono per i giovani.
Il nostro paese dal 2021 è in prima linea per sostenere il ruolo dei giovani nel dibattito climatico.
Due anni fa alla vigilia di COP26 organizzò la prima Cop dei Giovani battendosi poi perché questa iniziativa divenisse permanente.
Giunta alla terza edizione, Youth4Climate è ormai divenuta un’iniziativa di richiamo globale, guidata dalla collaborazione tra l’Italia e l’UNDP e orientata a mobilitare una rete attiva di ragazzi e ragazze sul tema del “climate change”.
Lo scorso 7 ottobre si è cominciato con un hackathon globale – organizzato da Earth Day Italia – che ha portato a confrontarsi giovani provenienti da 70 paesi in rappresentanza di 500 organizzazioni e di un milione e mezzo di ragazzi e ragazze in tutto il mondo. Una tavola rotonda digitale che ha visto i giovani confrontarsi su temi come l’educazione, la giustizia climatica, la salute, per individuare proposte e soluzioni che il ministro Pichetto Fratin si è impegnato a portare a COP28 per rappresentare le istanze le istanze delle giovani generazioni.
Questa settimana, poi dal 17 al 19 ottobre, Roma ospiterà invece l’evento “Youth4Climate: Sparking Solutions 2023”. Centrotrenta under 30 arriveranno nella capitale da sessantatré Paesi – dalla Tanzania al Pakistan, dalla Cina alle isole Fiji, dal Messico all’Ucraina – per confrontarsi con istituzioni nazionali e internazionali. I ragazzi presenteranno i progetti selezionati tra i 1143 proposti a seguito del bando lanciato lo scorso settembre a New York e articolato in quattro sezioni: sostenibilità urbana, energia, alimentazione e agricoltura, educazione.
“Giovani la vostra voce è irrinunciabile. E sarebbe un errore imperdonabile ascoltarla con distacco” ha dichiarato Pichetto Fratin in una recente intervista su Avvenire.
I giovani non si tireranno certo indietro. Vivono di ideali, ma dimostrano di avere i piedi ben piantati in terra. Hanno idee, hanno coscienza e consapevolezza della delicatezza della situazione. Reclamano solo il diritto al futuro. Da COP 28 si vedrà se i “grandi” sono disposti ad ascoltarli.