La pandemia ha prodotto la massima espansione di tutti gli strumenti di scambio di beni e servizi senza contatto fisico, mediante le piattaforme digitali. Basti pensare che Amazon, nei primi mesi di lockdown a inizio 2020, ha aumentato i suoi profitti di un terzo rispetto all’anno precedente [1].

Lo sviluppo del commercio digitale di prodotti di uso comune, tra le tante conseguenze (monopoli, desertificazione del tessuto economico locale, sfruttamento delle piccole e medie aziende della catena produttiva), produce su scala globale lavoro precario e informale. A questo tema è dedicata la Giornata mondiale per la giustizia sociale 2022 che ha come titolo Achieving Social Justice through Formal Employment.

Questa tipologia di lavoro è frutto di un’economia informale che, secondo la definizione che ne ha dato l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), comprende tutte le «attività economiche svolte da lavoratori e unità produttive che – nella legislazione o in pratica – non sono sufficientemente coperte da sistemi regolari, o non lo sono affatto». Il lavoro informale è frutto di una corsa sfrenata all’abbassamento dei costi della produzione da parte delle grandi catene di produzione globale. Per creare valore, in modo economico e rapido, si sfruttano settori di lavoro invisibile. Un lavoro che la maggior parte delle persone non sceglie, ma è costretto ad accettare per mancanza di opportunità alternative nell’economia formale.

Il lavoro informale è tutt’altro che un fenomeno marginale. Secondo le stime dell’OIL, più del 60% della popolazione mondiale occupata – cioè due miliardi di donne, uomini e giovani – si guadagna da vivere nell’economia informale [2]. Il lavoro informale produce diseguaglianza su diseguaglianza. Infatti, alla oramai consolidata forbice tra lavoratori stabili e precari, si aggiunge quella tra lavoratori formali e informali. La stessa categoria dell’informalità rischia di abbellire la realtà e di sfumare i contorni di un fenomeno che, in sostanza, è di acquiescente accettazione della negazione dei diritti per una larga fascia di lavoratori nel mondo. Inoltre, l’economia informale impedisce ai lavoratori di costruire una reale partecipazione economica nei luoghi di lavoro e di avere la stabilità necessaria al sostentamento delle famiglie e allo sviluppo della personalità. Nell’economia informale, il lavoratore diviene un fattore produttivo on demand alla mercé del consumo.

Di fronte a questo scenario, come suggerisce l’OIL, «promuovere la transizione verso la formalità è una condizione necessaria per ridurre la povertà e le disuguaglianze, far progredire il lavoro dignitoso, aumentare la produttività e la sostenibilità delle imprese e ampliare il raggio d’azione del governo, soprattutto in tempi di crisi». Per questa ragione, l’Agenda 2030 riconosce la transizione alla formalità come una priorità.

Si tratta di una sfida decisiva che certamente interpella le Organizzazioni internazionali e gli Stati a produrre una legislazione più restrittiva e finalizzata a perseguire la dignità dei lavoratori. Interpella soprattutto tutti gli operatori economici a scelte attente a indagare tutta la filiera produttiva che spesso, alla base e in modo occulto, sfrutta i lavoratori informali. Infine, tocca a ciascuno di noi comprendere che con un clic è possibile porre le condizioni per promuovere un lavoro dignitoso.

Per realizzare la giustizia sociale – come recita il titolo della Giornata per la giustizia sociale – servono forme di occupazione formale e un regime giuridico ed economico di lavoro “realmente umano”, come ha scritto Alain Supiot riprendendo la Dichiarazione di Filadelfia del 1944 [3]: un lavoro pensato non a partire dal consumo, ma dalla dignità della “persona che lavora”, dai suoi bisogni e necessità, e perciò un lavoro formale e “visibile” perché inserito in rapporti economici, sociali e politici riconosciuti dalla collettività.

 

[1] A. Cappelli, Come Facebook, Google e Amazon hanno monopolizzato il mercato pubblicitario, in https://www.linkiesta.it/2021/03/google-facebook-amazon-big-tech-pandemia-pubblicita-digital-advertising/

[2] In https://www.un.org/development/desa/dspd/international-days/world-day-of-social-justice/2022-2.html

[3] A. Supiot, Lo spirito di Filadelfia. Giustizia sociale e mercato totale, Milano 2011.