Le associazioni promotrici della Campagna Ministero della Pace – Una Scelta di Governo [1] hanno organizzato il 6 maggio 2023 presso la Sala Cappella Farnese a Bologna, con il patrocinio dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna, il convegno: “Ministero della Pace: una politica per il futuro”. La rete associativa ha riflettuto su un nuovo approccio strutturale di larga scala per il mantenimento e la promozione della pace, un’architettura sostenibile ed un nuovo assetto dell’organizzazione ministeriale nazionale quale casa dei costruttori di pace: il Ministero della Pace.

L’evento è stato un ulteriore passo in prosecuzione con quanto già i Presidenti delle realtà coinvolte scrivevano alle forze politiche candidate alle elezioni del 25 settembre 2022[2]: «Alla vigilia di un nuovo possibile conflitto mondiale e nel perdurare di una nuova ulteriore Guerra che insanguina il continente europeo, risuona oggi con ancora maggior forza la proclamazione contenuta nella Carta delle Nazioni Unite del ‘45 per salvare le generazioni future dal flagello della Guerra. Come enti, movimenti e associazioni da sempre impegnati nella costruzione della coesione sociale crediamo in una nuova visione politica strutturale di mantenimento e cura della pace. Il Ministero della Pace sposterebbe il paradigma verso una nuova architettura di pace, sostenendo e stabilendo attività che promuovano una cultura della pace nel Paese, con piani strategici strutturali nazionali pluriennali di cura, mantenimento e promozione della pace».

Attraverso il coinvolgimento di relatori ed esperti provenienti dal mondo dell’associazionismo, dei movimenti e delle reti concretamente impegnate a vari livelli nella costruzione della pace positiva[3], si è approfondito il progetto cercando di definirne l’architettura e le competenze, tra cui la Promozione di politiche di Pace, il Disarmo, la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, la Prevenzione e riduzione della violenza sociale, la Qualificazione delle politiche di istruzione, la Mediazione sociale e la giustizia riparativa.

L’evento – aperto alla cittadinanza, alle associazioni, ai movimenti della società civile e alle istituzioni – è stato un’occasione per condividere buone prassi, riflessioni e proposte, e tracciare una via concreta verso l’istituzione del nuovo ministero come strumento in grado di creare e sostenere società pacifiche, coerentemente con l’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 [4] “Pace, giustizia e istituzioni solide”.

La proposta è stata indagata in primo luogo sotto il profilo costituzionale[5] e della forma di governo evidenziando come sia pienamente al centro dell’attuazione della nostra Costituzione, non solo a livello di disposizioni positive bensì anche del suo spirito sostanziale. L’art. 11 della Costituzione[6] usa verbi fondamentali: ripudia, consente, promuove, e mentre i primi due sono immediatamente precettivi – anche se disattesi e violati nel corso della storia repubblicana – il terzo deve ancora trovare piena attuazione, possibilmente con un ministero ad hoc.

Si tratta dunque di una dinamica promozionale – quella costituzionale – che necessita di un indirizzo specifico, così come avvenuto per il Ministero della Sanità, nato come scorporo nel 1958 del Ministero dell’interno, e poi trasformato – proprio perché non più trattato come problema di ordine pubblico – in senso promozionale nel Ministero della Salute. Attualmente vi è un’insufficienza ministeriale per compiere il disegno di pace: il Ministero della difesa (storicamente predisposto per la difesa militare) non può condurre l’assetto istituzionale verso rapporti di pace positiva e disarmo, parimenti la cooperazione internazionale posta sotto il Ministero degli esteri, “gestita” in termini di sicurezza e commercio, è comunque carente per diversi aspetti.

Si è inoltre sottolineato come sia necessario lavorare contemporaneamente sia sull’istituzione del Ministero della Pace come fine dell’azione della rete, sia sui mezzi che lo realizzino come esito, per costruire una cultura politica della pace fondata sulla nonviolenza e il disarmo e su politiche portate avanti dal basso, attraverso forme di engagement che rendano autentiche le politiche di pace dei governi del nostro paese. Ossia coniugare “pacifismo giuridico” e “pacifismo strumentale”, secondo la distinzione proposta da Norberto Bobbio[7].

La scuola, poi, ha una responsabilità speciale: è il luogo di incontro e di crescita delle persone, un laboratorio di relazioni, una palestra di vita. Lavorare in maniera strutturale nelle scuole –  inserendo l’educazione alla pace e la pedagogia della pace, qualificando le politiche di istruzione ed espandendo in modo costitutivo le esperienze già attive come l’educazione alla nonviolenza, la trasformazione positiva dei conflitti, la tutela dei diritti umani – vedrebbe una considerevole sinergia tra Ministero della Pace e Ministero dell’Istruzione a vari livelli.[8]

Di significativa importanza è anche la sinergia e complementarietà con la Campagna “Un’altra difesa è possibile!” [9]. Nella prospettiva di percorsi che si rinforzano reciprocamente,  il Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta si può configurare come obiettivo di medio termine per poter raggiungere l’obiettivo più ambizioso del Ministero della Pace. Il contingente giovanile degli ambasciatori di pace costituito dai giovani in servizio civile e dai corpi civili di pace[10] è già ora espressione del valore incalcolabile dell'”organizzare la pace”, come affermava profeticamente Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII[11].

Si è esplorata la stretta connessione tra il Ministero della Pace come fine per uno stile nonviolento della politica e il ruolo delle donne nella Storia della Pace[12]: una relazione che introduce il nuovo paradigma fondato sul “principio femminino della Cura”, liberazione dell’homo homini lupus verso l’homo frater, con una nuova visione lungimirante che sappia prendersi cura delle nuove generazioni e della casa comune. Sotto questa luce anche la Giustizia fa proprio un nuovo approccio culturale antropocentrico, una diversa organizzazione istituzionale. Una rivoluzione culturale anti-punitiva, nonviolenta che ripara e rieduca, e che già genera una riflessione su nuove esperienze di esecuzione penale che sottraggono al carcere la sua inutile centralità.[13]

La giustizia riparativa, allargata anche ai contesti scolastici e collettivi, rimedia danni, ricostruisce relazioni, protegge il presente e il futuro di persone ferite. Il conflitto può essere sia fonte di violenza, sia di crescita costruttiva: decisivo è il modo con cui lo si affronta e decisivo è quanto i Governi investono su una gestione nonviolenta e generativa. Anche la mediazione[14], una delle tecniche più impiegate nell’affrontare e gestire i conflitti simmetrici, è capace di facilitare la comunicazione e la ricerca di soluzioni da parte dei confliggenti stessi, ma non è ancora sufficientemente compresa dalle istituzioni.  Una specificità e novità della funzione ministeriale avrebbe grande ruolo nello sviluppare e rendere strutturali questi aspetti delle politiche nazionali.

Il Ministero della Pace è frutto di uno sguardo nuovo sulla politica delle cose e sulla valutazione degli avvenimenti, che sostituisce la geopolitica dei sistemi di interesse con la geopolitica dei diritti umani.[15] Mentre con la geopolitica di interesse si osserva il mondo guardando agli interessi economici, garantiti dalla forza e dal protagonismo nel palcoscenico internazionale, guardare il mondo con la geografia dei diritti umani vuol dire lasciare che siano i diritti a condizionare il nostro sistema; in questa nuova geografia  i rapporti si sviluppano con chi garantisce parità e reciprocità nel rispetto dei diritti umani.

La pace non è questione di diventare più buoni ma più intelligenti. Il Ministero della Pace è il luogo di questa convenienza e intelligenza. Si tratta di pensare con lucidità il modo di comunicare l’intelligenza e la convenienza del Ministero della Pace per dare corpo ad un vero un progetto politico alternativo.

Per approfondire l’argomento e guardare la registrazione video del convegno:


[1] www.ministerodellapace.org

[2] https://azionecattolica.it/ministero-della-pace-una-scelta-di-governo/

[3] Il convegno si è articolato con contributi dei relatori nelle diverse aree tematiche pensate come struttura dell’organigramma del nuovo ministero; si veda: https://www.ministerodellapace.org/materiali/. Relatori che hanno contribuito: Laila Simoncelli, Andrea Michieli, Roberto Lovattini, Daria Jacopozzi, Juri Nervo coi rappresentanti dei Centri di Mediazione di Bologna, Torino e Novara, Giorgio Pieri, Francesca Ciarallo, Primo di Blasio, Renato Sacco, Pasquale Pugliese, Giovanna Martelli e Raffaele Crocco.

[4] https://asvis.it/goal16

[5] A cura di Andrea Michieli: https://azionecattolica.it/istituto-toniolo/

[6] Articolo 11 Cost. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

[7] “Il problema della guerra e le vie della pace”, N. Bobbio, 2009.

[8] Si è ricordata in particolare l’iniziativa degli studenti nel 2005/2006 della “Scuola Primaria Caduti sul Lavoro” classe VB di Piacenza, che presentò  la proposta di costituire il Ministero della Pace con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio.

[9] https://www.difesacivilenonviolenta.org/

[10] Si veda https://www.focsiv.it/servizio-civile/ccp/ e https://www.focsiv.it/servizio-civile/

[11] Don Oreste Benzi ha rivendicato l’istituzione di un Ministero della Pace nel 1994 in una lettera aperta al governo italiano. Riteneva che “poiché gli uomini hanno sempre organizzato guerre, era giunto il momento di organizzare la pace e il Ministero della Pace doveva essere incaricato proprio di questa missione”. https://www.apg23.org/it/ministero_della_pace/#:~:text=Don%20Oreste%20Benzi%20ha%20rivendicato,incaricato%20proprio%20di%20questa%20missione%22.

[12] Sul punto è intervenuta Giovanna Martelli segretaria generale di Fondazione Rut https://fondazionerut.org/ewmd-a-giovanna-martelli-il-premio-she-made-a-difference/

[13] https://www.apg23.org/it/carcere/

[14] “L’Eremo del Silenzio”, J. Nervo e I. Nava, San Paolo ed. 2019. Sulla mediazione si veda: https://www.cimfm.it/centro-italiano-di-mediazione-e-formazione-alla-mediazione-in-bologna/

[15] “La nuova chiamata alle armi”, R. Crocco e E. Giordana, 2023. “Crocco e Giordana invitano a guardare il Mondo con occhi differenti, abbandonando le logiche armate della geopolitica a favore di una ‘geografia dei diritti umani’, che ponga al centro delle relazioni tra Stati la cooperazione e il rispetto dei diritti”. https://www.atlanteguerre.it/la-guerra-e-le-armi-un-libro-dellatlante-2/