Le disuguaglianze sono molteplici. In questo ultimo periodo, a seguito degli effetti della pandemia del Covid e dei dibattiti in corso in ambito di G20 a presidenza italiana, è emerso il problema del debito internazionale dei paesi impoveriti.

All’inizio della pandemia Covid nel febbraio 2020, Papa Francesco ha parlato chiaramente a sostegno della cancellazione del debito in un vertice a Roma con alcuni dei più potenti decisori finanziari del mondo: “Non ci si può aspettare che i debiti contratti siano pagati al prezzo di insopportabili sacrifici. In questi casi è necessario trovare – come infatti sta in parte avvenendo – modi per alleggerire, dilazionare o addirittura annullare il debito, compatibilmente con il diritto fondamentale dei popoli alla sussistenza e al progresso … non è giusto esigere o pretendere il pagamento quando l’effetto sarebbe l’imposizione di scelte politiche che portano alla fame e alla disperazione di interi popoli“.

Un anno dopo le parole del Santo Padre suonano più vere che mai. La priorità immediata per tutti i paesi è salvare vite e sostenere i mezzi di sussistenza delle popolazioni attraverso misure come la fornitura di assistenza sanitaria, la distribuzione di vaccini e la predisposizione di reti di sicurezza sociale per coloro che hanno perso il lavoro e il reddito. A lungo termine, la sfida è quella di ricostruire società ed economie che mettano al primo posto i diritti dei più poveri e si prendano cura della nostra casa comune. Tuttavia, il continuo pagamento del debito significa che molti paesi stanno ancora deviando risorse vitali dal soddisfare i bisogni dei loro cittadini, il più delle volte per servire l’insaziabile appetito di guadagno finanziario dei creditori privati.

Secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale (Aprile 2021), il debito dei paesi a medio e basso reddito è cresciuto a 8,5 trilioni di dollari. La crescita del peso del debito è continuata anche nel 2020 come si vede nella figura, costringendo molti paesi a pagare interessi e restituzioni del capitale, proprio quando queste risorse risultano essenziali per far fronte alle spese sanitarie e di sostegno all’economia.

Figura sullo stock del debito estero a lungo e breve termine, dei paesi a medio e basso reddito in trilioni di dollari.

La questione del debito si ripropone ciclicamente essendo di carattere strutturale. E’ una questione che è contemporaneamente conseguenza della disuguaglianza nell’accesso al sistema finanziario, e causa di ulteriori disuguaglianze.

La finanza continua ad essere diseguale perché rispecchia i diversi poteri economici esistenti. Gli USA, l’Unione europea e paesi emergenti come la Cina hanno banche centrali che continuano a dare liquidità ai loro sistemi economici. I piani di ripresa di questi paesi sono consistenti (1.900 miliardi negli Stati Uniti e 750 miliardi nell’UE per il fondo Next Generation), e sono finanziati in gran parte a debito. La ripresa con questa domanda di risorse nel mercato dei capitali internazionali sta facendo crescere i tassi di interesse e le aspettative di inflazione. Questo processo peggiora le condizioni dei debiti dei paesi in via di sviluppo e devia i grandi capitali verso i paesi più sicuri e a maggiore crescita.

La crisi del debito è strutturalmente ciclica perché non esiste una governo multilaterale della finanza. Questo è lasciato al mercato dei capitali, poco regolato, e al Fondo monetario internazionale come “prestatore di ultima istanza” che interviene per rimettere in ordine i conti dei Paesi fortemente debitori imponendo misure di austerità. E’ un governo del mercato che persegue il profitto senza considerare i risvolti sociali e ambientali. La finanza verde e per il cosiddetto impatto sociale sta crescendo, ma è ancora poca cosa rispetto ai trilioni movimentati dalla finanza tradizionale e speculativa.

La crisi del debito continua ad essere strutturale ed è diventata ora ancora più complessa, con debiti significativi dovuti a creditori privati, a paesi come la Cina, oltre ad altri creditori bilaterali e multilaterali. La cancellazione del debito è parte della soluzione, ma sono necessari più finanziamenti e una più ampia riforma della finanza globale.

La sospensione del pagamento del debito lanciata dal G20 nell’aprile 2020 ha rappresentato un gradito sollievo a breve termine, ma non è all’altezza della portata della crisi sanitaria, economica, climatica e della biodiversità. I nuovi finanziamenti sono insufficienti per rispondere alla crisi, per non parlare della crisi climatica e per la ricostruzione della nostra casa comune.

Ci sono alcune nuove opportunità. La nuova amministrazione Biden negli Stati Uniti mostra un rinnovato slancio per l’azione multilaterale, ad esempio attraverso un’azione più forte da parte dei Paesi del G20 e del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per l’emissione di diritti speciali di prelievo (DSP). Inoltre, il Regno Unito, che ha un importante impegno in materia di cancellazione del debito, ospiterà la riunione del G7 nel giugno 2021, con la questione del debito all’ordine del giorno.

Tuttavia, i governi e le imprese stanno ancora seguendo un’ortodossia economica che limita l’ambizione, la creatività e la volontà di cambiamenti strutturali per affrontare i difetti del sistema finanziario. L’opportunità di riforma dopo la crisi finanziaria del 2008 è stata persa e rischiamo di perdere anche questa opportunità nel 2021.

Ad esempio, i governi sono stati riluttanti nell’affrontare i creditori privati, che d’altra parte sono sovvenzionati dalla cancellazione del debito da parte dei governi creditori. Temono, per esempio, che una legislazione che impedisca ai creditori privati di citare in giudizio i paesi del Sud del mondo se non pagano il debito, possa colpire le quotazioni delle società finanziarie registrate nelle loro borse valori, come nel caso di Londra. I creditori privati hanno avuto molte opportunità di posticipare o cancellare volontariamente i debiti, ma finora non hanno mostrato alcuna intenzione ad agire perché il sistema attuale è costruito a loro favore.  Ed è per questo che risulta essere necessaria una legge in merito.

A loro volta il FMI e la Banca Mondiale sono stati riluttanti nel parlare di vendita di riserve d’oro, sostenendo che vi sia bisogno di tali riserve come garanzia per fornire liquidità ai paesi in via di sviluppo con nuovi prestiti.

Pertanto FOCSIV con CIDSE ha avanzato i seguenti 4 punti di proposte per riformare la finanza internazionale e rispondere al problema del debito[1].

1. Sospendere e cancellare i pagamenti del debito. Tutti i paesi a basso e medio reddito devono poter sospendere i pagamenti del debito ai loro creditori multilaterali, bilaterali e privati per il prossimo futuro senza dover temere sanzioni.

Il G20 e il FMI devono espandere le misure di riduzione del debito a tutti i paesi del Sud del mondo ed estenderle per quattro anni fino alla fine del 2024. Inoltre il FMI dovrebbe considerare la vendita delle sue riserve d’oro, attualmente stimate a 140 miliardi di dollari, per finanziare un’ulteriore riduzione del debito, nonché future sovvenzioni invece di prestiti (che aumentano il debito).

Il tempo guadagnato con la sospensione del servizio del debito dovrebbe essere usato per condurre audit sul debito che coinvolgano la società civile per identificare i debiti illegali, odiosi e illegittimi.  Tali debiti devono essere cancellati senza alcuna condizione e non essere inclusi come aiuto ufficiale allo sviluppo.

Il “quadro di riferimento comune per la gestione del debito” deciso dal G20 [2] deve consentire una ristrutturazione del debito tempestiva, completa ed equa a tutti i paesi con un problema di debito, non solo ai i paesi più poveri, dando spazio alla voce dei popoli del Sud per far parte della soluzione. Ci vuole il coinvolgimento e il monitoraggio delle società civili.

2. Porre fine al trattamento di favore per il settore privato. Tutti i creditori privati devono essere inclusi nelle cancellazioni del debito e per far questo è necessario far passare una legislazione nei paesi di tutto il mondo per costringere i creditori privati a partecipare alla ristrutturazione del debito. Laddove i creditori detengono debiti dovuti in base al diritto nazionale/sub-nazionale (Inghilterra e New York coprono la stragrande maggioranza dei creditori privati), è indispensabile una legislazione che impedisca ai creditori di fare causa ai paesi debitori.

3. Disporre nuovi finanziamenti per sostenere l’azione globale per affrontare la COVID-19 e sostenere una ripresa verde. Il G20 e il FMI devono concordare l’emissione di un gran numero di Diritti Speciali di Prelievo (DSP) – con stime di 3 miliardi di dollari necessari a fronteggiare le crisi attuali. Questi DSP saranno trasferiti ad ogni paese in base alla loro percentuale di azioni nel FMI, il che significa che molti paesi del Sud del mondo riceveranno una percentuale relativamente ridotta, mentre molti paesi del G7 e del G20 riceveranno una percentuale piuttosto alta.

    Le economie avanzate come il G7 e il G20 che riceveranno grandi quantità di DSP dovrebbero quindi utilizzarli per affrontare le sfide globali con un maggiore impegno di cooperazione internazionale. Una priorità è assicurare che il vaccino COVID-19 sia disponibile per ogni persona di qualsiasi Paese, finanziando i vaccini per i paesi più poveri. Una seconda priorità è quella di utilizzare i finanziamenti dei DSP per sbloccare altre risorse governative al fine di colmare l’enorme divario nei finanziamenti per il clima che sono necessari sia per aiutare le comunità ad adattarsi alle attuali realtà del cambiamento climatico, sia per mettere il mondo su un percorso per scendere sotto l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di 1,5 gradi di riscaldamento globale.

    Qualsiasi nuovo finanziamento deve anche assicurare che non si aggiunga un ulteriore peso del debito. I governi che concedono prestiti e le banche internazionali dovrebbero assicurarsi che tutti i nuovi finanziamenti COVID-19 e i finanziamenti per il clima siano concessi come sussidi e non come prestiti, in modo che non ci sia un ulteriore accumulo di debiti.

    4. Cambiare la struttura finanziaria per prevenire una futura crisi del debito

    Qualora i debiti vengano cancellati e vengano resi disponibili nuovi finanziamenti, ciò contribuirà notevolmente ad alleviare il peso su molti paesi del Sud del mondo per i prossimi 2-3 anni. Tuttavia, non aiuterà comunque ad affrontare i problemi strutturali relativi al modo in cui il debito viene accumulato, né impedirà una futura crisi del debito.

    La comunità internazionale dovrebbe quindi prendere urgentemente dei provvedimenti per istituire presso le Nazioni Unite un meccanismo per la ristrutturazione del debito sovrano basato sullo stato di diritto, che possa affrontare in modo complessivo il debito insostenibile, illegale, e illegittimo, come è stato a lungo richiesto dalle Chiese, dalla società civile di tutto il mondo e dai paesi del Sud del mondo.

    [1] Si veda il testo completo in CIDSE-FOCSIV-Briefing-sul-debito.pdf

    [2] G20 Common Framework for Debt Treatments

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