Agitu Gudeta, etiope, viene uccisa il 29 dicembre 2020 in Valle dei Mocheni, a Trento, da un suo collaboratore. “Aghi”non era solo allevatrice di capre, era molto, molto di più.

La porta di casa a Frassilongo ha ancora le strisce di nylon bianche e rosse dei carabinieri. Tutto sotto sequestro. Gli inquirenti vogliono capire cosa sia successo nelle mente di Adams Suleiman, 32 enne ghanese, suo stretto collaboratore, quando la mattina del 29 dicembre 2020 ha preso un martello e ha messo fine alla vita di Agitu Gudeta, 42 anni, etiope, allevatrice di capre.
La morte di “Aghi”, così la chiamavano i suoi amici, ha scosso non solo il Trentino. Una morte assurda, senza una motivazione, se non una mensilità non saldata ad Adams che, con famiglia da mantenere in Africa, ha perso la testa. Adesso piange la sua disperazione nel carcere di Gardolo in attesa di processo.

Agitu allevava capre, produceva latte, formaggi e creme che vendeva nella sua bottega “La capra felice” sotto casa, a Frassilongo, ma anche in uno spazio che aveva aperto a Trento. Organizzava serate interculturali, partecipava a percorsi di integrazione dando lavoro nella sua fattoria a dei migranti, e Adams era uno di questi.

Era arrivata nella valle dei Mocheni nel 2016, aveva chiesto e ottenuto a don Daniele la canonica, che stava riscattando. Non solo: vicino alla canonica c’è l’ex scuola materna, abbandonata da una vita. Lei l’aveva rilevata chiedendo un prestito per farci un agriturismo. I lavori erano già iniziati, la gru già all’opera.

Adesso le capre di Agitu sono gestite da Beatrice Zott, una giovane della valle alla quale il sindaco ha chiesto una mano. Agitu non era solo un’allevatrice di capre con una storia curiosa perché la prima africana donna ad entrare in valle dei Mocheni con un gregge. Era molto, molto di più, come racconta il video realizzato dalla Fondazione Missio in occasione della Giornata dei Missionari Martiri 2021.