“Il migrante è un povero scartato dalla società, un rifiuto di tutto un sistema politico ed economico”. La testimonianza di p. Francesco Bortignon, scalabriniano che vive e lavora a Cucuta e ogni giorno accoglie migliaia di venezuelani che, attraverso il ponte Simon Bolivar, arrivano in Colombia.
P. Francesco Bortignon è un padre scalabriniano che vive e lavora a Cucuta, Colombia, città di confine con il Venezuela. Per molti mesi tra il 2018 e il 2019 sul ponte Simon Bolivar, che unisce i due paesi latinoamericani, ogni giorno transitavano 20 mila venezuelani in cerca di condizioni di vita migliori. Gestisce il centro per i Migranti della città che ogni giorno sforna centinaia di pasti e dà da dormire a centinaia di persone che altrimenti sarebbero per strada. Dice p. Francesco nel video: “Fede e vocazione: questa è la terra dove meglio si può mettere a nudo e tenere la fede ancorata alla vita reale e a una testimonianza di vangelo. Vivo a Cucuta, nel mezzo di una popolazione mobile, sfollata, rifugiata… La situazione in Venezuela è molto critica, non c’è lavoro, non c’è nulla, difficile recuperare anche il cibo… Qui accogliamo gente povera vittima del conflitto interno, gente migrante, colombiani che ritornano dal Venezuela o gente “mista”, come la chiamiamo, coloro che si sono sposati con venezuelani. E poi accogliamo i venezuelani che sono la caratteristica degli ultimi 15 mesi. Questa gente continua a sognare un futuro che non è facile da costruire, e come chiesa cosa siamo qui a fare? A promettere il paradiso domani? E’ un poco lontano… visto che Gesù è venuto per aiutare a vivere bene qui e ora! Quindi dobbiamo condividere con loro sempre con la luce della speranza. Questo ci obbliga come religiosi e come chiesa a fare un’opzione reale per i poveri, e in questo senso credo che qui a Cucuta, in Colombia, siamo in una frontiera che non ci permette di diventare ufficiali della sacrestia o dell’altare ma gente che condivide, che ascolta, e che sta con i poveri.
Quando vado alla frontiera, come quando mi incontro nel barrio al Centro di Migrazione provo una prima reazione di rabbia e di impotenza. Il migrante non migra perché vuole, il migrante è un povero scartato dalla società, un rifiuto di tutto un sistema politico ed economico. Mi incontro con persone, madri, spose, bambini: chiedono di avere diritto ad una speranza ma però nell’immediato non la possono incontrare. Penso che le persone che incontriamo sono come il Gesù di Betlemme: i magi lo cercarono nel tempio, nella corte, nella capitale quando invece stava tra i poveri. Credo che qui a Cucuta è possibile vedere e toccare Dio che si è fatto carne come noi. E quindi dobbiamo metterci con creatività dentro a questa situazione, vedendo quello che possiamo fare per alleviare per lo meno alcune lacrime e fortificare la speranza verso un futuro migliore. E’ una forma molto concreta di approssimarsi alla gente vedendo in loro la figura di Cristo, del buon samaritano. Il buon samaritano come immagine: siamo chiamati a motivo della nostra fede a darci una mano l’uno con l’altro, incontrandoci come chi ci ha detto “va e fai lo stesso”. E’ un’ intuizione non solo umanitaria, ma anche un motivo di fede, che trascende il puro servizio che intende aiutare il necessitato, il migrante, lo sfollato. E’ come portare avanti un pezzettino del Regno che sta per venire. L’invio nasce come necessità, come effetto spontaneo di questa ricchezza di speranza che abbiamo incontrato, della certezza che abbiamo e che è la certezza della fede. Diventiamo portatori, moltiplicatori di speranza attraverso un apostolato, un servizio umano, religioso e sociale.”
Vedi il video di p. Francesco Bortignon
Il video di p. Francesco Bortignon è uno dei video proposti dalla Fondazione Missio per l’animazione della Giornata Missionaria Mondiale 2019 che ha per tema “Battezzati e inviati”.
A questo link trovi tutti i video e le schede per l’animazione.