«Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna».

Papa Francesco

 

In questi giorni il dibattito sulla ripartenza delle scuole ha scaldato i cuori e infiammato le menti di tanti di noi, in molti casi la riflessione ha riconsiderato il ruolo delle scuole e rivalutato l’importanza degli insegnanti. La Didattica a Distanza, affettuosamente chiamata DaD come fosse una figura paterna generosa di contenuti e sapienza, ha aperto nuovi orizzonti ancora tutti da interpretare ma anche acuito il digital divide, il distacco tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie e chi ne è escluso, per mancanza di cultura o di disponibilità. Le regole sul distanziamento hanno permesso a ragazzi, genitori ed educatori di scoprire i parchi, i sentieri, gli ambienti naturali come splendidi luoghi di apprendimento e scuole di vita, mentre la chiusura in casa imposta dalla quarantena ha evidenziato l’importanza delle relazioni umane e prossime, ha insegnato che siamo tutti profondamente fragili ed interconnessi nelle nostre fragilità.

Eppure nonostante la fine del lockdown, i temi educativi rimangono sullo sfondo delle grandi discussioni della politica nazionale ed europea e considerati secondari rispetto ai temi economici, dando ai genitori l’impressione che la nostra economia, nata per rispondere ai bisogni dei nostri figli, in realtà non li tenga in alcuna considerazione e li consideri solo un costo più che una risorsa.

Eppure l’educazione è l’asse portante del cambiamento culturale, economico e civile oggi indispensabile per immaginare l’uscita dall’emergenza.

  • Peraltro, in coerenza con l’Agenda 2030[1] per lo sviluppo sostenibile dell’Onu sottoscritta da 193 Paesi, l’Italia si è impegnata ad “Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”, in quanto serve una “educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali”.
  • Inoltre sono passati 5 anni dalla Laudato Si’[2], l’enciclica di Papa Francesco che invita alla conversione ecologica integrale. E’ un documento che con le mille chiavi di lettura ed interpretazione possibili ha culturalmente ispirato i negoziati delle Nazioni Unite del 2015 che poi portarono all’Accordo di Parigi e le grandi mobilitazioni sul clima che aprono nuovi scenari di partecipazione democratica e protagonismo giovanile su base planetaria, infatti Papa Francesco rammenta che «l’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società, alla relazione con la natura» (n. 215)”.

Nonostante tutti concordino a parole, alcuni dati statistici mostrano un sistema educativo che vive di divari e non ha la forza di contrastare la distribuzione di vantaggi competitivi a chi è già abbastanza fortunato dimenticando molti, di costruire cittadini liberi che sappiano costruire creative ed intelligenti soluzioni ai problemi reali.

Di seguito alcuni dati che fotografano la forbice educativa creata dal divario economico sociale e che la campagna e le scuole invece vorrebbe chiudere:

  • 260.000 minorenni vivono in povertà assoluta (Istat 2018)
  • 12,5% dei bambini 0-2 hanno accesso ad un asilo pubblico comunale, con gravissimi squilibri territoriali (24,8% in Emilia Romagna e 2,1% in Calabria) (Istat 2017/2018)
  • 14,5% degli adolescenti escono prematuramente dal circuito scolastico (Istat 2018) e il 10,7% dei giovani 15-19 anni sono non occupati e non in formazione (Eurostat 2019)
  • 24% dei quindicenni non raggiungono competenze minime in matematica (Ocse-Pisa 2018)
  • 12,3% dei ragazzi 6-17enni vive in case prive di pc o tablet (Istat 2018/2019)

Per affrontare l’allarme sociale che arriva da questi dati, prima della pandemia, Papa Francesco aveva invitato i rappresentanti delle principali Religioni, gli esponenti degli organismi internazionali e delle istituzioni umanitarie, scienziati e pensatori, economisti, educatori, sociologi e politici, artisti e sportivi, a dialogare sul futuro del Pianeta e a sottoscrivere il «Global Compact on Education»[3], un “patto educativo in cui investire i talenti di tutti, per suscitare una presa di coscienza ed un’ondata di responsabilità per il bene comune dell’umanità, partendo dai giovani, per raggiungere tutti gli uomini di buona volontà.”

Il patto nasceva da un diffuso bisogno di operare in modo sinergico e corale contro l’estrema frammentazione sociale, la crescente disuguaglianza economica, la tangibile impronta nelle nostre vite dei cambiamenti climatici usando l’arma gentile dell’educazione. Poi è arrivata la pandemia, la firma del patto è stata rimandata al 15 Ottobre 2020, ma il percorso di riflessione e condivisione prosegue perché davanti alla grande complessità dei temi in gioco tutti sentiamo il bisogno di superare la paralizzante osservazione dell’inevitabile erosione del capitale, umano, relazionale e naturale in ogni luogo del mondo. Il Patto intende dare un’anima ai processi educativi formali e informali, che raccontano che tutto nel mondo è intimamente connesso e disegnano creativamente una sana antropologia con altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso. Non esiste sviluppo sostenibile senza una grande rivoluzione educativa che con coraggio rimetta al centro il valore proprio di ogni creatura vivente e che respinga la cultura dello scarto.

Ma ognuno di noi cosa può fare? L’invito a stringere un nuovo patto educativo vale anche per il semplice cittadino? Assolutamente sì.

Ad esempio molte scuole sono diventate veri e propri incubatori sociali, spesso in aree complesse, depresse economicamente, devastate sul piano ambientale, che attraverso un forte legame con il territorio e mosse dal vento dell’”innovazione utile” stanno cercando risposte umane ai problemi dei loro studenti, spesso con canali informali e non sempre accompagnate dalla necessaria vicinanza istituzionale. Molte sono scuole aperte al dialogo e alla condivisione, prima ancora che aperte come luoghi fisici. I risultati non sono sempre confortanti in proporzione all’impegno e alla fatica ma la consapevolezza non manca.

Così come il mondo dell’educazione informale in cui l’impegno per il bene comune e la difesa per l’ambiente si è sposato spesso con una missione educativa dinamica e viva. Associazioni, comitati di cittadini, reti informali per la pulizia dei parchi o la consegna porta a porta di viveri, sono espressioni di un nuovo patto educativo che si definisce giorno dopo giorno unendo mondi  distanti (solidarietà, scienza, cultura, arte, famiglie, studenti, sport) e che si costruisce sperimentando il “villaggio dell’educazione”, dove tutti hanno qualcosa da imparare e da insegnare.

Nel frattempo fioccano proposte dal basso, da molte organizzazioni e rappresentanti del mondo istituzionale, scientifico, , della cooperazione, dell’impegno civico, del dialogo interreligioso, tutti al servizio del bene comune. Non ultima quella di “#educAzioni: Cinque passi per contrastare la povertà educativa e promuovere i diritti delle bambine, dei bambini e degli e delle adolescenti” che ad esempio reputa di fondamentale importanza il sostegno all’infanzia in età prescolare e l’apertura delle scuole al territorio. [4] Ma altre iniziative lodevoli sono in atto.

Ecco, contribuire a costruire giorno dopo giorno con pazienza e creatività la scuola del futuro, ognuno a modo suo coinvolto in questa sfida attraverso la partecipazione alla vita delle scuole e dei quartieri, nei consigli d’istituto, nelle rappresentanze scolastiche, nell’attivismo legato ai territori, nella partecipazione alla vita delle parrocchie, significa dare un cuore pulsante a questo patto.

Infatti il patto serve ad avviare il tempo delle scelte, consapevoli e solidali.  Se non ora, quando?

[1] https://www.un.org/sustainabledevelopment/

[2] http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

[3] https://www.educationglobalcompact.org

[4] https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2020/06/Documento_educAzioni.x89907.pdf