umani nel mondo

Venerdi 10 dicembre è stata la giornata per i diritti umani. Diritti umani che sono minacciati in tutto il mondo, con la criminalizzazione delle organizzazioni e delle persone che li difendono, spendendo la propria vita per quella di fratelli e sorelle che lottano per le proprie comunità. E’ una minaccia anche per la democrazia e lo stato di diritto con la riduzione dei cosiddetti spazi di critica e attivismo della società civile. Il volontariato, l’associazionismo e il Terzo settore sono ritenuti utili, e premiati, per alleviare le sofferenze. Ma rischiano di essere considerati sempre come un accessorio alla crescita economica, utili per coprire il fallimento di un paradigma tecnico-economico-finanziario che continua a generare degrado sociale e ambientale, disuguaglianze internazionali e nazionali (La disuguaglianza economica globale alimenta la crisi ecologica – Chiudiamo la forbice).

In questo paradigma è centrale la minimizzazione del ruolo dello Stato sociale per essere funzionale agli interessi privati che dovrebbero generare il vero sviluppo sostenibile, la nuova economia circolare, la generazione di migliaia di posti di lavoro verdi. Si ribadisce lo slogan “It’s the market, stupid”: è il mercato che guida le nostre vite. Possiamo renderlo un po’ più verde, ma è pur sempre lui a determinare i nostri comportamenti. Sono necessarie nuove regole per la sostenibilità, ma il motore rimane il mercato. Un mercato che però per sua costituzione non sa rispondere ai diritti sociali.

La pandemia dovrebbe aver invece fatto capire come uno Stato sociale capace alleato con il Terzo settore sia indispensabile per la salvaguardia di diritti umani essenziali, il diritto alla salute e alla vita, il diritto all’istruzione, ad un lavoro protetto e dignitoso, riducendo le disuguaglianze. Ma il “non sarà più come prima” sembra stia tornando ad essere un “tutto come prima” con qualche spruzzata di verde. I grandi interessi tecno-economici e finanziari sanno difendersi e generare nuovi spazi di controllo. Il caso dei vaccini è esemplare: poche grandi multinazionali che con alcuni Stati compiacenti stanno riuscendo a non fare passare la deroga ai diritti di proprietà intellettuale per rendere disponibili a tutti e tutte, in tutto il mondo, i vaccini contro il Covid (vedi: Richiesta la sospensione dei brevetti sui vaccini – FOCSIV).

In questo quadro è necessario rilanciare il ruolo dello Stato sociale dei cittadini contro le disuguaglianze e per uno sviluppo realmente sostenibile. La Campagna 070 “Il mondo ha fame. Di sviluppo.” (home – campagna 070) lanciata dalle reti delle organizzazioni non governative, tra cui FOCSIV, con il partenariato di Caritas Italiana, Missio, ASviS e Forum del Terzo Settore, ha proprio questo scopo: sostenere il ruolo dello Stato, della partecipazione e cittadinanza attiva dei cittadini, della collettività, dei territori, per lo sviluppo sostenibile, attraverso l’aiuto pubblico allo sviluppo. Si chiede al governo e al parlamento di dare più rilevanza alla cooperazione allo sviluppo, con maggiori risorse secondo l’obiettivo delle Nazioni Unite dello 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL). I politici saranno sensibili quanto più le nostre voci, la società civile, gli operatori e artigiani per la pace e la solidarietà sapranno mobilitarsi per chiedere questo impegno. Da soli non ci si salva, è indispensabile più cooperazione e solidarietà.

Al lancio della campagna 070 tenutosi il 1 Dicembre sono intervenuti diversi relatori che hanno messo in evidenza le diverse motivazioni per cui l’Italia è chiamata ad impegnarsi nella cooperazione internazionale. La presidente FOCSIV, Ivana Borsotto ha evidenziato come la cooperazione sia una parte qualificante della politica estera. E questo è sempre più evidente a tutti, soprattutto negli ultimi tempi. Le grandi crisi globali, dalla pandemia al cambiamento climatico, dalla crescita delle disuguaglianze dai conflitti alle migrazioni, mostrano chiarissimamente che siamo tutti legati in un unico pianeta. I muri non difendono, semmai producono più tensioni e conflitti. La cooperazione è essenziale per far fronte a problemi strutturali, per ridurre il riscaldamento del pianeta e per governare le migrazioni riducendo le disuguaglianze. I tempi e gli spazi si sono ridotti. Occorre agire tutti assieme, nessuno si salva da solo. Per governare questi fenomeni è indispensabile più cooperazione tra gli Stati e i popoli. La cooperazione non è un lusso ma una necessità.

In particolare, l’ex premier italiano e presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha ricordato la sua esperienza di come la cooperazione non sia nell’agenda dei nostri politici, auto centrati sui propri elettorati in una visione a corto respiro. Per questo ci vorrebbe un “difensore civico” della cooperazione in parlamento.

D’altro canto l’aiuto pubblico allo sviluppo ha un ruolo essenziale per sostenere i paesi più poveri, soprattutto le spese sociali, la scuola e la sanità. Investimenti indispensabili per consentire lo sviluppo delle economie locali. Il mercato “magico” non risponde ai diritti e bisogni di questi paesi. E’ fallace pensare che il mercato possa sostituire l’aiuto pubblico allo sviluppo. E’ però necessario dare conto delle spese della cooperazione, dare garanzie che l’aiuto non vada corrotto e per interessi privati. Ci vuole trasparenza ed è importante dare conto dei risultati. Inoltre, l’aiuto non dovrebbe fondarsi su sentimenti temporanei, come ora con il caso del Covid, ma su un programma politico preciso.

In tal senso ci vuole una “cooperazione giusta”, come indicato dal Vescovo Giuseppe Satriano, presidente di Missio. Una cooperazione che valorizza le comunità locali, che mette al centro i più vulnerabili, in grandi strategie per l’amore sociale, come ci insegna l’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco. La cooperazione è alimentata dalla cultura per la cura che lega il locale con il globale. La cooperazione tra comunità locali è il cuore di nuove relazioni di pace. Allo stesso modo Massimo Pallottino, di Caritas Italiana, ha sottolineato come la motivazione fondamentale debba essere lo spirito di giustizia, perché le crisi che stiamo vivendo sono il frutto di scelte politiche precise. La tecnica non basta a salvarci, ci vogliono valori comuni, relazioni di solidarietà, modelli di sviluppo alternativi.

La co-portavoce di ASViS, Marcella Mallen, e Luca De Fraia per il Forum del Terzo Settore, hanno sostenuto il contributo essenziale della mobilitazione civica, del volontariato e delle organizzazioni della società civile per la cooperazione allo sviluppo sostenibile, per la transizione giusta. E in questo quadro Raoul Tiraboshi per Slow Food, ha parlato della cooperazione con le comunità contadine, per valorizzare i loro saperi, la loro custodia dell’ambiente e delle relazioni sociali, che rispondono a un paradigma culturale diverso di vero partenariato.

Si è ricordato come le risorse dell’aiuto pubblico allo sviluppo siano crollate nell’ultimo anno allo 0,22% del RNL. La proposta della legge di bilancio mostra un’inversione di tendenza con uno stanziamento per il prossimo anno di 99 milioni di euro in più. Ma è poca cosa, per questo le reti delle ONG hanno chiesto uno stanziamento speciale di 200 milioni di euro da dedicare agli effetti della pandemia sul tessuto sociale, risorse da spendere per la salute e l’educazione, per riattivare le economie locali. La campagna 070 ha inviato quindi una lettera ai parlamentari (Lettera agli Onorevoli Senatori e Deputati – FOCSIV) per chiedere un maggiore impegno per la cooperazione.

Infine, assieme a maggiori risorse per una cooperazione giusta, è essenziale fare attenzione alla coerenza delle politiche (Ci vuole coerenza. Ci vuole orecchio. Per una transizione giusta – Chiudiamo la forbice). L’aiuto pubblico allo sviluppo rischia infatti di essere solo un palliativo se non vengono modificate altre politiche che hanno impatti negativi per i paesi poveri, come la politica commerciale e sugli investimenti esteri, la politica sull’immigrazione, la politica militare, e anche la politica sul clima e per l’ambiente. Ad esempio, nella proposta di legge di bilancio vi è un articolo che stanzia ben 890 milioni di euro all’anno dal 2022 al 2026 per il clima (il Fondo Italiano per il clima). E’ un importante impegno positivo che il governo italiano si assume, in seguito alla presidenza italiana del G20 e alla co-presidenza della COP26. E’ un risultato positivo della presidenza Draghi. Ma l’articolo della legge ha una impronta tecno-finanziaria, il 98% dei fondi andranno infatti a sostenere strumenti finanziari per il sostegno alle imprese che producono tecnologie e lavori per la mitigazione e l’adattamento climatico. Solo 40 milioni all’anno vanno ad aiuti che possono essere rivolti direttamente alle popolazioni più vulnerabili. Praticamente tutto va a sostenere il nuovo mercato del clima, ancora una volta le persone, e lo Stato sociale, sono considerate marginali. Ma non è così che si risponde ai diritti sociali, riducendo le disuguaglianze: occorre riconoscere più potere e risorse alle comunità locali.

Per questi motivi la campagna Chiudiamo la Forbice può operare in sorellanza con la campagna 070.

 

Il Manifesto della campagna 070

La Cooperazione Internazionale allo sviluppo è – per la legge italiana – “parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia”. Essa “contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”.

L’Italia ha ripetutamente sottoscritto l’impegno internazionale ed europeo di destinare lo 0.70% della propria ricchezza nazionale a sostegno di obiettivi di sviluppo, ma alla retorica di queste dichiarazioni non ha fatto seguire altrettanti atti concreti. Le risorse dell’Italia per la cooperazione internazionale allo sviluppo sono assolutamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi prefissati e inadatte a fronteggiare la crisi pandemica COVID-19 e climatico-ambientali che rischiano di allontanarci dalla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Per affrontare con senso di responsabilità i problemi odierni le risorse devono essere adeguate e disponibili nel più breve tempo possibile.

Siamo fortemente convinti che la cooperazione internazionale è il tessuto connettivo delle relazioni internazionali e delle politiche di sviluppo, in grado di coinvolgere sia le Istituzioni nazionali che le Istituzioni e le Comunità territoriali in partenariati efficaci e solidali per la giustizia economica e sociale.

Per questi motivi, abbiamo deciso di promuovere la “Campagna 070” con l’obiettivo di dispiegare le migliori competenze della società civile per rilanciare la cooperazione internazionale per lo sviluppo e chiedere l’adozione di una norma di legge che destini lo 0,70% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo in modo progressivo a partire già dalla prossima legge di bilancio.

Non c’è più tempo: il mondo ha fame di sviluppo e di giustizia. È il momento di adottare precise scelte politiche per la costruzione di un mondo migliore, più equo, più giusto e sostenibile per tutti, in particolar modo per le popolazioni più povere e vulnerabili. La cooperazione internazionale allo sviluppo è un investimento per il futuro di tutti noi, nessuno escluso.

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